![]() |
|
|
|
|
Romani praetoris statua e ruderibus antiquae Alaesae effossa extat in oppido Tusae |
|
Claudio Pulcro (u nann'a porta)
Il forestiero che, giungendo a Tusa, avesse l'estro di chiedere
in giro
notizie circa la mal conservata statua romana presente nell'antiquarium Badia, si sentirebbe universalmente rispondere che si tratta del simulacro
del magistrato romano Claudio Pulcro, trovato tra le rovine di Alesa. Ma chi era,
intanto, questo Claudio Pulcro? Ce lo spiega Marco Tullio Cicerone
nelle orazioni contro Verre, ove afferma che: "Gli abitanti di Alesa, che per i molti grandi meriti e benefici loro e dei loro antenati nei confronti del nostro stato godevano di una legislazione propria, poco tempo fa, sotto il consolato di Lucio Licinio e Quinto Metello, essendo sorte tra loro delle controversie sul modo di elezione dei senatori, chiesero delle norme al nostro senato. Con una delibera che rese loro onore, il senato decise che fosse il pretore Gaio Claudio Pulcro figlio di Appio a redigere per loro le norme per l'elezione dei senatori. Gaio Claudio, dopo aver consultato tutti i Marcelli di allora, seguendo il loro parere diede agli Alesini le norme, che comprendevano numerose disposizioni relative all'età che non doveva essere inferiore ai 30 anni, alla fonte di guadagno, con esclusione di coloro che avessero esercitato determinati mestieri, al censo, e a tutti gli altri requisiti: disposizioni tutte che rimasero in vigore prima del governo di costui, grazie all'autorità dei nostri magistrati e con il pieno consenso degli Alesini. Ma da costui anche un banditore, se ne ebbe voglia si comprò con denaro contante l'accesso a quella classe, e ragazzi di 16 e17 anni comprarono come al mercato il titolo di senatore; e Verre rese possibile per denaro ciò che gli Alesini, i nostri alleati più antichi e fedeli, avevano ottenuto a Roma che non fosse consentito neppure in seguito a votazione." M. T. Cicerone (Verr., II, 122) Negli ultimi anni del sec. XVII, un contadino, arando il campo nel sito dell'antica Alesa, rinviene una statua romana che viene collocata nella piazza principale della Terra di Tusa: in quel luogo la statua viene vista, molti anni dopo nel 1748, dal giovane Lancillotto Castelli accendendone la fantasia di erudito. Il Castelli subito vuole ravvisare nell'opera la figura del magistrato Gaio Claudio Pulcro, che tanta importanza, come tramanda Cicerone, aveva rivestito per gli alesini (al punto che tuttora nel dialetto del luogo si dice latino per significare dritto, corretto). Sorge in lui l'idea di utilizzarla per una dissertazione e a tal fine commissiona subito un disegno a Domenico Boxia (Boscia) da Motta (trasferito su rame dal palermitano Sac. Antonino Bova), ipotizzando che la mano sinistra, mutila, reggesse (incongruamente) una scure, simbolo del potere di Roma. In realtà probabilmente teneva invece una pergamena, mentre la mano con la scure, vista da Houel in un'osteria del paese, apparteneva ad un altro manufatto. Oggi sappiamo che, in effetti, la statua è databile, mediante attributi stilistici, alla seconda metà del II secolo (cfr. gli studi dell'archeologa M. A. Mastelloni), cioè ad epoca imperiale adrianeo-antonina e che non raffigura un rappresentante del potere, bensì un intellettuale (medico, filosofo, retore) secondo gli stilemi tipici della tarda età di Antonino Pio.
Nasce cosi, dalla mente - nutrita di latinità - di un illuminista, la leggenda della statua di Claudio Pulcro, cui ovviamente prestò fede Houel, che diligentemente ritrae la statua durante il suo soggiorno tusano, nella seconda metà del sec. XVIII (vedi figura in fondo), indicandola coerentemente col nome di tale magistrato.
Dopo il ritrovamento la statua ebbe diverse
successive collocazioni: fu vicino la porta principale del paese, nel luogo
detto l'arco
della porta, |
|
|
|
Houel: statua di Claudio Pulcro |
|
|